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Dinanzi alla perseverante condizione di crisi economica e occupazionale internazionale e ai complessi cambiamenti del mondo del lavoro nel tempo della globalizzazione, della knowledge economy e dei nuovi contesti dell’innovazione, si afferma la necessità di un ripensamento generale del nostro paradigma di welfare e di sviluppo sociale, che dà l’occasione alle scienze pedagogiche di offrire il proprio contributo nel cercare di riconfigurare il delicato rapporto tra lavoro e persona.
Si tratta di riflettere su come coniugare l’esigenza di employability con la promozione delle capacità e delle competenze degli individui. Ma non solo: si tratta di ricercare lo sviluppo pieno della persona, la sua possibilità di realizzazione e di flourishing, nell’espressione delle proprie potenzialità e dei propri talenti.
A questo intento devono concorrere tutte le componenti del vivere civile, tutte le diverse agenzie educative e formative, la scuola in primis, in un adeguato quadro di policy, nazionali e comunitarie, per la formazione, l’orientamento e l’occupazione.
In questa prospettiva, una delle grandi opportunità che oggi sembrano emergere per l’educazione dei ragazzi e la formazione continua degli adulti è quella dell’entrepreneurship education, anche alla luce della crescente azione europea sulla dimensione dell’entrepreneurship, letta sia come key competence per l’apprendimento permanente, sia come leva strategica per promuovere una crescita europea “intelligente, sostenibile e inclusiva”.
Tuttavia, per parlare di entrepreneurship in senso educativo e formativo, occorre tradurre questo concetto con l’idea di “imprenditività”, più che di “imprenditorialità” in senso stretto, proprio per ricercarne, oltre l’accezione tecnico-economicistica, la qualificazione pedagogica che ne valorizzi lo spazio di apprendimento all’interno dei sistemi di educazione formali e informali.
L’educazione all’imprenditorialità in Europa è affrontata troppo spesso in un modo che legge l’entrepreneurship riduttivamente all’idea del “fare impresa”, con una logica educativa fragile, schiacciata sulla strumentalizzazione degli apprendimenti. Parlare di “imprenditività”, invece, può rappresentare la via per ribaltare questa logica, ripensando l’entrepreneurship non come competenza a trovarsi o a fare un lavoro, ma come ricca capacità di realizzare una propria progettualità di sviluppo.
L’imprenditività, allora, è il concetto con cui può essere messo in valore un altro passaggio fondamentale, quello che, adottando la prospettiva dello Sviluppo Umano del Capability Approach di Amartya Sen, mira a realizzare nuovi spazi di autonomia e responsabilità per la costruzione professionale e personale dell’individuo, fondati sulla sua forza agentiva, ossia sulla libertà di scelta, di azione e di funzionamento. In quest’ottica, dunque, educare all’entrepreneurship significa generare nelle persone un’autentica agency imprenditiva.
Ridiscutendo la competenza dell’entrepreneurship attraverso la teoria di Sen, lo studio descrive un modello per la formazione all’imprenditività capace di agire sul potenziale generativo, creativo e trasformativo dell’agency individuale, in un processo virtuoso in grado sia di promuovere employability, mobilità professionale e inclusività, sia di generare processi di innovazione. Il tutto nella direzione della costruzione di uno stato sociale di learnfare, capace di riporre al centro la persona e il suo apprendere, capace, cioè, di ripersonalizzare il lavoro, presidiandone la costruzione di senso e salvaguardarne la qualità generativa e umanizzante. |
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