Novels and museums: N. Hawthorne, H. James and art appreciation in America (1850-1900)

DSpace/Manakin Repository

Show simple item record

dc.contributor.advisor Perosa, Sergio it_IT
dc.contributor.author De Biasio, Anna <1973> it_IT
dc.date.accessioned 2010-03-08T08:11:22Z it_IT
dc.date.accessioned 2012-07-30T07:16:14Z
dc.date.available 2010-03-08T08:11:22Z it_IT
dc.date.available 2012-07-30T07:16:14Z
dc.date.issued 2004-02-13 it_IT
dc.identifier.uri http://hdl.handle.net/10579/590 it_IT
dc.description.abstract Questa tesi tratta una serie di opere di Nathaniel Hawthorne e Henry James come documenti che contribuiscono alla formazione della sfera della "cultura alta" nell'America del secondo Ottocento, sia nel campo letterario sia in quello delle arti figurative. Da un lato la questione dell'apprezzamento artistico viene affrontata da un punto di vista storico e sociologico, come fenomeno che acquista rilievo culturale nella seconda metà del secolo. Dall'altro lato, attraverso un approccio semiotico e retorico, le allusioni alle arti visive nei romanzi e in altri scritti di Hawthorne e James vengono lette come strumenti che sollevano il problema dell'autonomia della sfera estetica, e al tempo stesso riformulano in relazione al genere romanzo il ruolo e la funzione interpretativa del pubblico. L'espansione del turismo transatlantico a partire dal 1860, la fondazione dei musei d'arte negli anni Settanta, la grande diffusione del collezionismo dopo la Guerra Civile, stimolano una varietà di scritti centrati sull'importanza di coltivare il gusto collettivo e individuale nel campo delle arti visive. Guide di viaggio, documenti riguardanti la fondazione e la gestione dei musei, libri d'arte e articoli giornalistici promuovono il contatto con l'arte come esperienza volta ad elevare insieme lo spirito, la mente e la condotta. Caricate di significati religiosi (secondo il frequente binomio museo=chiesa), le arti visive vengono proposte come oggetti da contemplare, ma anche come materia di studio e interpretazione, che richiede da parte del pubblico serietà, rispetto, e "buona volontà culturale". Questa tesi sostiene che le opere di Hawthorne e James riflettono lo stesso innalzamento delle gerarchie di gusto che caratterizza il campo delle arti visive. Se Hawthorne dichiara che la sua produzione specialmente l'ultimo romanzo si rivolge idealmente ad un pubblico ristretto, al "lettore gentile" di The Marble Faun si chiede implicitamente di trarre piacere dall'abbondante critica d'arte che pervade il romanzo. L'interesse che Hawthorne dimostra per pittura e scultura come insieme di segni problematicamente aperti alla libera interpretazione, corrisponde alla cospicua oscurità in cui l'autore avvolge i dilemmi morali e i fatti centrali di The Marble Faun: un'oscurità che esige, tanto quanto i riferimenti all'arte del Vecchio Mondo, un pubblico di lettori motivati e attenti. Per l'espatriato James, il contatto con le arti visive diventa una questione di godimento serio, di piacevole dedizione. Da una parte, James abbandona l'approccio prescrittivo che aveva accompagnato Hawthorne nella sua scoperta dei capolavori dell'arte italiana, dall'altra conserva ed enfatizza l'idea della produzione e dell'apprezzamento dell'arte come compito consapevole, profondo impegno morale e intellettuale. James propone la prima teorizzazione programmatica del romanzo come forma artistica seria e libera, adatta a menti mature e intelligenti. Ma mentre libera il romanzo da obblighi e fini morali, allo stesso tempo James incorpora le preoccupazioni etiche nella dimensione estetica. La sua insistenza sull'importanza della resa stilistica nella scrittura creativa si associa al proliferare, nelle sue opere, di ambiguità e discriminazioni morali che sempre più si rivolgono ad un pubblico di lettoriinterpreti. Specialmente negli ultimi romanzi, i riferimenti alle arti visive diventano tutt'uno con un gioco di allusioni colte in cui i significati vengono continuamente differiti, ai quali si può solo accennare indirettamente. Testimoni del prestigio culturale conferito all'arte, queste allusioni artistiche sembrano dunque riflettere la stessa autonomizzazione della "disposizione estetica" che sta alla base del museo d'arte come tipico fenomeno della cultura occidentale. This thesis explores a number of novels and non-fictional works by Nathaniel Hawthorne and Henry James as documents that contribute to shape the sphere of "high culture" in 19th century America, both in the field of the visual arts and in that of literature. On the one hand I confront the issue of art appreciation in a historical and sociological perspective, as a phenomenon that grew into cultural relevance since the second half of the 19th- century. On the other hand, following a semiotic and rhetoric approach, I examine the role of visual art in turning the novels by Hawthorne and James into works that increasingly select their own audience, and at the same time raise the problematic question of aesthetic autonomy. The expansion of transatlantic tourism since the 1860s, the foundation of art museums in the 1870s, and the boom of private art collecting following the Civil War gave rise to a set of discursive patterns that articulated the importance of training the collective and the individual taste in the field of visual art. Travel guides, documents concerning the foundation and the management of museums, art books and journal articles, promoted experience of art as an activity that served to elevate spirit, mind, and manners alike. Endowed with religious connotations (according to the frequent equation museum=church), the visual arts were both propounded as objects of contemplation and as matters of study and interpretation, requiring from the public purpose, respect, and "cultural good will." One of my contentions is that the works by Hawthorne and James examined here reflect the same rise of taste standards that was taking place in the field of the visual arts. While Hawthorne privately declared that his fiction (especially his last novel) ideally addressed a restricted audience, the "gentle reader" of The Marble Faun was implicitly expected to take pleasure in the abundant art criticism that he disseminated through this work. Hawthorne's interest in painting and sculpture as signs not only open to study, but also to free interpretation, matched the considerable opacity with which he treated the moral tangles and the central events of his novel, which demanded a public of motivated and discriminating readers. For expatriate and internationally educated James, experience of visual art becomes a question of serious enjoyment, of pleasurable dedication. While he abandons the prescriptive, dutiful approach that had characterized Hawthorne in his discovery of the Italian art shrines, he retains and emphasizes the notion of production and appreciation of art as self-conscious labor, deep moral and intellectual engagement. James confronts us with the first programmatic theorization of the novel as a serious and free artistic form, suited for mature and intelligent minds. But while he liberates the novel from moral prescriptions and purposes, he simultaneously inscribes the ethical preoccupations into an aesthetic dimension. His insistence on the importance of execution and treatment in the writing of fiction parallels the increase of subtly moral discriminations and ambiguities in his novels, which demand from readers a constant exertion of their interpretive skills. Especially in his last works, the references to the visual arts participate in a cultivated game in which meanings are constantly deferred, and can only be alluded to. Bearing witness to the cultural prestige conferred on art, such artistic allusions appear to reflect the same autonomization of the "aesthetic disposition" that underlies the art museum as typical phenomenon of Western culture. it_IT
dc.format.medium Tesi cartacea it_IT
dc.language.iso en it_IT
dc.publisher Università Ca' Foscari Venezia it_IT
dc.rights © Anna De Biasio, 2004 it_IT
dc.title Novels and museums: N. Hawthorne, H. James and art appreciation in America (1850-1900) it_IT
dc.type Doctoral Thesis it_IT
dc.degree.name Anglistica it_IT
dc.degree.level Dottorato di ricerca it_IT
dc.degree.grantor Facoltà di Lingue e letterature straniere it_IT
dc.description.academicyear 2002/2003 it_IT
dc.description.cycle 1 n.s. (15) it_IT
dc.degree.coordinator Perosa, Sergio it_IT
dc.location.shelfmark D000261 it_IT
dc.location Venezia, Archivio Università Ca' Foscari, Tesi Dottorato it_IT
dc.rights.accessrights Accesso locale (tesi cartacea) it_IT
dc.thesis.matricno T00002 it_IT
dc.format.pagenumber 1 v. it_IT


Files in this item

Files Size Format View

There are no files associated with this item.

This item appears in the following Collection(s)

Show simple item record